Verso una dinamica dell’Essere: dal Soggetto Sbarrato al Nodo Borromeo
La concezione lacaniana del soggetto è essenzialmente non sostanziale. Il soggetto non è un io stabile, ma un effetto del significante, come formulato nel Seminario III (Lacan, 1955-1956). Ogni volta che parla, il soggetto appare diviso tra ciò che dice e ciò che perde. Lacan lo scrive barrato, $, per indicare questa divisione strutturale (Lacan, 1964). Ogni atto di parola lascia un resto irriducibile, l’oggetto a, causa del desiderio, formalizzato in “Sovversione del soggetto e dialettica del desiderio” (Lacan, 1966). La matema classica di questa relazione è:
$ ◊ a
Tuttavia, questa formula è statica. Non spiega come il soggetto si trasformi nel tempo né come il nodo dei registri Reale (R), Immaginario (I) e Simbolico (S) si tenda o si riorganizzi lungo una vita. Questo post propone una formalizzazione dinamica che prolunga il gesto matematico di Lacan, soprattutto il suo lavoro tardo sul nodo borromeo (Lacan, 1972-1973).
1. SIR come funzioni temporali di consistenza
I tre registri lacaniani (R, I e S) non sono quantità misurabili, ma forme di consistenza psichica (Milner, 2002). Tuttavia, la loro intensità relativa cambia nel tempo. Ogni registro può attivarsi a impulsi, talvolta brevi e talvolta prolungati, a seconda di ricordi, affetti o tensioni strutturali che lo attivano. Non sono vibrazioni continue, ma modulazioni pulsanti che segnano la dinamica del soggetto. Per formalizzare queste variazioni utilizziamo coefficienti greci che indicano la pressione momentanea di ciascun registro. Questi coefficienti non rappresentano numeri fissi, ma modulazioni dinamiche, coerenti con la lettura dell’ultimo insegnamento (Miller, 1981).
- ρR(t) indica la pressione del Reale, ciò che irrompe senza essere simbolizzato, secondo la definizione dell’impossibile nel Seminario XI (Lacan, 1964). Il coefficiente ρ indica quanta forza esercita il Reale in quell’istante.
- ιI(t) esprime la consistenza immaginaria, la stabilità dell’io, la solidità o fragilità delle identificazioni, nella linea dello “stadio dello specchio” (Lacan, 1949). Il coefficiente ι indica la sua intensità fluttuante.
- σS(t) rappresenta l’efficacia del Simbolico, la capacità del linguaggio e della Legge di sostenere il senso (Fink, 1995). Il coefficiente σ indica il suo grado momentaneo di funzionamento.
Non si tratta di sommare queste funzioni, ma di pensare come le tensioni tra esse si riconfigurano nel tempo. La struttura soggettiva non dipende da quanto R, I o S ci sia, ma da come si annodano, competono o si compensano a vicenda in ogni momento della vita.
2. L’operatore borromeo N e la funzione di consistenza C(t)
L’operatore N non calcola valori numerici: configura l’annodamento. Questo prolunga la formalizzazione borromea sviluppata nel Seminario XX (Lacan, 1972-1973). Definiamo:
C(t) = N(ρR(t), ιI(t), σS(t))
Dove:
- C(t) = 1 nodo stabile
- C(t) = 0 disannodamento
- 0 < C(t) < 1 tensioni o compensazioni sintomatiche
L’operatore N produce forma. Se un registro si allenta, l’intero nodo si disfa.
3. L’ESSERE come integrale temporale della consistenza
Il soggetto è un nodo che si mantiene nel tempo. Definiamo:
ESSERE = ∫ C(t) dt
Questa concezione si ispira all’idea dell’insistenza temporale del significante (Lacan, 1957) e alla lettura strutturale della consistenza (Milner, 2002). L’ESSERE è la traiettoria storica dell’annodamento RSI. Mentre $ designa l’apparizione puntuale del soggetto a ogni taglio significante, l’ESSERE descrive la sua continuità nel tempo.
4. L’oggetto a come derivata strutturale
L’oggetto a non nasce da un registro, ma dalla variazione del nodo. Questo segue la formulazione dell’oggetto a come resto del taglio significante (Lacan, 1960; 1966). Lo formalizziamo come:
a(t) = d/dt [ C(t) ]
L’oggetto a è il resto che appare quando il nodo si tende o si sposta. È la causa del desiderio, la traccia della mancanza prodotta dalla variazione stessa (Lacan, 1959-1960).
5. Dinamica degli affetti
Ogni affetto lacaniano può essere definito come una variazione tra registri. Utilizziamo logaritmi naturali per catturare variazioni relative piuttosto che magnitudini assolute (Fink, 1995). Definiamo:
- Angoscia ≈ Δ ln(R/I)
- Inibizione ≈ Δ ln(S/I)
- Sintomo ≈ Δ ln(R/S)
L’angoscia nasce dal disallineamento tra il Reale e l’Immaginario, quando il Reale irrompe o quando l’immagine che sostiene l’io collassa (Lacan, 1962-1963; 1964). L’inibizione appare quando il Simbolico si impone sulla consistenza immaginaria, bloccando l’azione sotto la pressione della Legge o dell’Ideale (Lacan, 1926/1950; Miller, 1981). Il sintomo emerge quando un eccesso di Reale travolge la capacità di simbolizzazione, fissandosi come ripetizione per sostenere la consistenza del nodo (Freud, 1926; Lacan, 1959-1960).
Un aumento di ρR(t) obbliga una contrazione di σS(t) e una instabilità di ιI(t). La consistenza C(t) si conserva solo se i registri si aggiustano per non superare il loro limite strutturale. In tale variazione compare il resto, a(t), come traccia non simbolizzabile del cambiamento del nodo.
6. L’Uomo Simbolico o Essere Perfetto
Possiamo immaginare un caso limite in cui il nodo RSI è perfettamente stabile nel tempo, cioè dove le consistenze non variano sotto perturbazioni interne o esterne:
ρR(t) = 1, ιI(t) = 1, σS(t) = 1, C(t) = 1
Allora la derivata è zero:
a(t) = 0
Senza resto non c’è mancanza, senza mancanza non c’è desiderio, e senza desiderio non c’è soggetto barrato. Questo descrive una consistenza immutabile estranea all’esperienza umana. Nel campo lacaniano, tale limite può essere pensato solo come struttura divina o come esterno al soggetto parlante (Lacan, 1972-1973).
Conclusione
Questo modello dinamico articola una visione precisa:
- L’ESSERE è l’integrale del nodo SIR
- L’oggetto a(t) è la derivata della variazione di tale consistenza
- Il soggetto $ appare a ogni taglio significante
- Il desiderio è il movimento spinto da quel resto
Il soggetto non è una sostanza, ma un ritmo. Una consistenza che si mantiene, una mancanza che persiste e una variazione che spinge. Lacan ha progettato le matemi. Questo modello cerca di dar loro una dinamica.
Bibliografia
Nota sulle edizioni: la paginazione di Lacan varia per lingua e casa editrice. Qui indico versioni comuni in spagnolo e francese; se usi altre edizioni, adatta le pagine.
- Freud, S. (1926). Inibizione, sintomo e angoscia. Obras completas, vol. XX. Amorrortu, pp. 73–161.
- Lacan, J. (1949). “Lo stadio dello specchio...”. In Scritti, Siglo XXI, pp. 93–100.
- Lacan, J. (1955-1956). Seminario III: Le psicosi. Paidós.
- Lacan, J. (1957). “L’istanza della lettera...”. In Scritti, Siglo XXI.
- Lacan, J. (1959-1960). Seminario VII: L’etica della psicoanalisi. Paidós.
- Lacan, J. (1960). “Posizione dell’inconscio”. In Scritti.
- Lacan, J. (1964). Seminario XI. Paidós.
- Lacan, J. (1966). Scritti.
- Lacan, J. (1972-1973). Seminario XX: Encore. Paidós.
- Miller, J-A. (1981). Introduzione alla lettura di Lacan. Paidós.
- Milner, J-C. (2002). L’odissea strutturale. Manantial.
- Fink, B. (1995). Il soggetto lacaniano. Princeton University Press.
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